“Non si tratta di chi esce prima, o anche se si esce in tempo, ma di quell’ora trascorsa immersi nel gioco. Uscire con successo è solo la ciliegina sulla torta“. Sono le parole di Attila Gyurkovics, considerato il precursore delle escape room, avendo ideato nel 2011 il suo Parapark di Budapest, provocando un’epidemia intellettuale capace di contagiare il mondo intero.
Sembra proprio così: le camere di fuga, oggi una vera e propria passione che investe il mondo intero, avrebbero delle radici ungheresi (anche se in realtà i giapponesi già ci giocavano da alcuni anni, essendo stata creata nel 2007 la prima stanza di fuga da una società chiamata Scrap a Kyoto). A Budapest ne nacquero subito davvero tante, anche perchè gli edifici abbandonati della Seconda Guerra Mondiale (specie gli scantinati), trasformati in dei veri bunker a buon mercato, divennero scenari ideali per le location delle escape.
Secondo Gyurkovics il successo delle escape room è dovuto a quella che viene definita la teoria del flusso (The Flow), elaborata nel 1975 da uno psicologo proprio ungherese, Mihály Csíkszentmihályi: uno stato mentale descritto da molte persone intervistate come una corrente d’acqua che li trascinava.
In pratica, le persone sono più soddisfatte e appagate quando si trovano in uno stato di iper-concentrazione e creatività. Una volta che ci si trova chiusi in una stanza con una squadra entra in gioco quello stato mentale focalizzato, chiamato “flusso” e in in quel momento non ci si preoccupa più per il lavoro o per i soldi: si è immersi in un compito non impossibile dove le proprie abilità vengono alla ribalta. Sotto il ‘flusso’ si perde quella sensazione fastidiosa che ci spinge a chiamare casa o ad avere fame. Ecco perchè una stanza di fuga non dev’essere né troppo facile (il nostro impegno dev’essere sempre alto) nè troppo noiosa, ma sicuramente neanche troppo difficile, frustrante e “paralizzante”. Occorre sempre incoraggiare le capacità della persona facendo vivere un’esperienza immersiva, coinvolgente, divertente e piena di soddisfazione.
Potrebbe sembrare che l’origine ungherese dei giochi di escape room sia puramente casuale, ma se si guarda più da vicino, emerge uno schema distintivo, che collega questo paese europeo a questa sana passione mondiale. Gli ungheresi sono riusciti a popolare la storia con invenzioni creative nella scienza e nel design, dal Cubo di Rubik alla penna a sfera. Hanno prodotto sia giocatori di scacchi di livello mondiale, sia vincitori del premio Nobel in matematica e scienze. Houdini è nato in Ungheria.
Oggi ci sono migliaia di giochi di fuga in tutto il mondo dagli Stati Uniti alla Cina. Budapest ne ha circa un centinaio, sparse in tutta la città in rovina (ex bar, cantine e appartamenti privati).
E voi? Se non l’avete già fatto, è tempo di provare un’esperienza coinvolgente in un’escape room!
Roberto
Editore e ideatore di Escape The Room Cagliari
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